Lettera al malato

Nicasia Teresi. 
Direttore generale della Fondazione Gigi Ghirotti onlus

Caro paziente, eroe sconosciuto dai mille volti che si sovrappongono nella memoria,vorrei sentire la tua voce in questa Giornata del sollievo dedicata a te. Caro amico,grazie per la pazienza che mi hai insegnato quando ascoltavi le ruote di quel carrellospinto lungo un corridoio infinito, quando si fermava nelle stanze vicine, contandoquando avrebbe impiegato a raggiungere la tua stanza con la soluzione a quel dolo-re. A volte hai aspettato con silenziosa dignità il tuo turno, altre volte hai urlato il tuobisogno impellente suonando insistentemente quel gracchiante campanello che di-sturbava l’udito, ma non scuoteva le coscienze. “Non si agiti, stia calmo, un po’ di pa-zienza, di educazione…” Parole facili, scontate, a volte taglienti… è un “sano” che par-la.

Quante notti insonni trascorri in cui la luce dell’alba sembra non arrivare mai, lunghenotti in cui ricordi, angosce, paure si intrecciano in ragnatele inestricabili!

Grazie per il grato sorriso che mi hai regalato, in una calda giornata estiva, per un po’di acqua fresca. Grazie per avermi onorato dalla tua amicizia e confidenza raccontan-domi frammenti della tua vita. Ho pianto con te, abbiamo riso insieme su storie buffea volte inventate solo per evadere da quell’angoscia; ho stretto la tua mano, tu haistretto la mia. Grazie per avere arrestato le mie stressate e insensate corse del quoti-diano ed avermi insegnato a fermarmi per assaporare la gioia di ogni attimo del tem-po che scorre. Nonostante il tempo trascorso insieme, io sono “sana” e scopro di nonpoter capire fino in fondo i tuoi bisogni, le tue angosce, il tuo dolore.

La tua intimità e il tuo corpo violato da tante mani sconosciute. In palazzi, in stanzecolme di sapienza si parla di te, del tuo dolore, dei tuoi bisogni. Si decide, si giudica ea volte…ci si “commuove”. Si scrive la tua storia a volte solo per potere o per interes-si personali. Caro amico, forse non posso comprenderti fino in fondo, ma se vuoi ec-co la mia mano, stringila, ti aiuterò a salire il palco, chiederò ai dotti di tacere. Oggi-vogliamo ascoltare solo la tua voce. Tu hai diritto di essere ascoltato.

Perché solo tu sai e puoi dirci di che cosa hai bisogno.